<p>La Rivoluzione Digitale ha toccato la societa` in tutti i suoi aspetti, e fra questi ha anche minato le fondamenta di un settore, quello dell’informazione, alle fondamenta della nostra societa`.</p>
<p>La decentralizzazione delle fonti di informazione, che avviene attraverso i blog e le piattaforme online, la micro messaggistica istantanea e i tweet, i social media, ma piu` in generale tutti gli strumenti che Internet ci offre, hanno mutato radicalmente non solo il modo di fare giornalismo, ma il rapporto del cittadino digitale con l’informazione cartacea e digitale.</p>
<p>Per questo abbiamo posto 12 domande a <ahref="https://twitter.com/cidigi">Carla De Girolamo</a>, vicecaporedattore di <ahref="http://panorama.it/">Panorama</a>, basandoci sulle parole di <ahref="http://blog.debiase.com/">Luca de Biase</a>, il quale <ahref="https://www.youtube.com/watch?v=6al_1ELORXk">afferma</a> che nel mondo dell’editoria la Rivoluzione Digitale e` stata una rivoluzione di tre nature: Francese, Copernica e Industriale.</p>
<p>Sul business model digitale c’e` ancora molta poca chiarezza, e non solo in Italia. Mentre c’e` la percezione netta che l’evoluzione normale della stampa sara` digitale, manca ancorala capacita` di mettere a frutto questa idea. Da un lato, tutti si aspettano di trovare online contenuti gratis. Dall’altro, gli investitori (che sulla carta sono disposti a spendere cifre consistenti per una pagina pubblicitaria), per Internet pagano meno di un decimo di quelle cifre. Quindi c’e` una grande spinta all’evoluione digitale dei contenuti, ma per ora non e` un modello di business sostenibile.</p>
<p>Decisamente prevale il digitale. Mobile e fisso sono ormai quasi equivalenti, il mobile tra pochissimo prevarra`, dati i trend costanti di crescita.</p>
<p>** <strong>3. <ahref="https://twitter.com/annamasera">Anna Masera</a> ci ha <ahref="https://www.youtube.com/watch?v=TANsxwwGCjw"target="_blank"rel="nofollow">mostrato</a> che nonostante le regole del giornalismo siano rimaste le stesse, sono emersi nuovi ruoli, come ad esempio quello del social media manager. Che evoluzione ha subito il ruolo del giornalista?</strong></p>
<p>Per ora in Italia ci sono figure di giornalisti che si evolvono, e che integrano alle capacita` e competenze tradizionali altre funzioni. Quindi una persona che normalmente si occupava di “desk”, per il lavoro online deve anche diventare social media manager, photo editor, videomaker… Insomma si assommano più funzioni in una sola persona, e a mio avviso e` la parte migliore e più divertente del lavoro sul settore digitale.</p>
<p>Il giornalismo di qualita` resta tale, anche sul digitale. Deve pero` necessariamente evolversi e, come detto, arricchirsi di nuove funzioni e nuove capacita`.</p>
<p><strong>5. Prima dell’arrivo di Internet il giornalismo per molti aspetti equivaleva all’informazione. Ora ci sono nuovi media che si stanno appropriando di questa tautologia?</strong></p>
<p>No. Prolifera l’informazione dei blog, anche grazie alla diffusione attraverso i social, ma le fonti più qualificate e più accreditate restano quelle dei grandi giornali.</p>
<p>Internet offre la possibilita` di confrontare in tempi rapidissimi diverse fonti, quindi di approfondire un argomento guardandolo da diverse angolazioni</p>
<p><strong>7. Sono in crisi i giornali o i giornalisti?</strong></p>
<p>E` in crisi la carta stampata. E quindi, di conseguenza, i giornalisti rischiano di perdere autorevolezza e indipendenza.</p>
<p><strong>8. I giornalisti di Panorama hanno delle linee guida per il comportamento da tenere online?</strong></p>
<p>Le linee guida sull’accuratezza e la serieta` dell’informazione e sul rispetto per i lettori non cambiano. Cambiano i modi di scrivere per il settore digitale rispetto al cartaceo.</p>
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<p>** <strong>9. Come e` cambiato il rapporto interdipendente fra giornalisti ed utenti/lettori?</strong></p>
<p>Grazie ai social media il rapporto e` molto più stretto e immediato. Non tutti i giornalisti purtroppo sono ancora pronti a cogliere questa opportunita`.</p>
<p>**</p>
<p>** <strong>10. Le regole del giornalismo sono davvero rimaste le stesse?</strong></p>
<p>** <strong>11. Si puo` affermare che ora grazie ad Internet le 5 W alla base del giornalismo sono state passate ai cittadini?</strong></p>
<p>No. I cittadini possono fare a loro volta informazione, ma difficilmente le 5W sono soddisfatte dagli articoli di un blog personale</p>
<p><strong>12. Secondo Stefano Quintarelli con i nuovi social media il “fatto” si e` trasformato in</strong></p>
<p><strong>“opinione”, nel senso che il ruolo e l`importanza del primo ora e` stata oscurata dall’imporsi del secondo. Quanto c’e` di vero in questa frase?</strong></p>
<p>Non può esserci opinione senza l’approfondimento di un fatto. Che quindi rimane prioritario.</p>
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Ringraziamo Carla de Girolamo e tutta la redazione di Panorama per il tempo a noi dedicato.
<p>Con l’avvento dell’informatizzazione e` notevolmente mutata la modalita` con cui l’avvocato svolge la propria professione; sinteticamente si puo` arrivare ad affermare che al di la` della partecipazione alle udienze e il ricevimento dei clienti, tutta l’attivita` si puo` svolgere con il computer nel proprio studio, senza alzarsi dalla poltrona.</p>
<p>Per quanto mi riguarda vorrei premettere che io sono un avvocato dipendente di un ente pubblico (l’INAIL) e pertanto unico mio cliente e` l’Istituto che io difendo sia in ambito giudiziario (cause legali) che extragiudiziario (composizione bonaria delle liti).</p>
<p>p { margin-bottom: 0.1in; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; orphans: 2; widows: 2; }p.western { font-family: “Times New Roman”,serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: “Times New Roman”,serif; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: “Times New Roman”,serif; font-size: 12pt; }a:link { color: rgb(0, 0, 255); } Allorche` mi viene sottoposto un caso da esaminare devo effettuare ricerche sullo stato della giurisprudenza (esame delle pronunce dei Tribunali che hanno trattato casi analoghi) al fine di inquadrare giuridicamente la questione: in passato le ricerche venivano effettuate sfogliando le varie riviste giuridiche cartacee (pubblicate per lo piu` con raccolte che uscivano con cadenza trimestrale o addirittura annuale) dopo aver estrapolato dagli indici tutte le sentenze emesse su quel determinato argomento: la ricerca effettuata in questo modo richiedeva molto tempo dovendo passare in rassegna una molteplicità di riviste (generalmente la ricerca si effettua su un arco di tempo decennale) ed inoltre si era nell’impossibilita` di esaminare la giurisprudenza piu` recente; dal punto di vista pratico e logistico l’avvocato doveva disporre di grandi librerie per conservare le riviste cartacee. Debbo pero` riconoscere che la ricerca cartacea offriva la possibilità di venire a conoscenza di sentenze emesse su altri argomenti (che rivestivano interesse per altre pratiche: cio` comporta un grande arricchimento professionale) in quanto passando in rassegna gli indici l’attenzione cadeva anche su altre fattispecie.</p>
<p>Ora la ricerca viene fatta digitalmente, si consultano le varie banche dati online e inserendo la parola chiave (argomento o riferimenti normativi o anche autorita` giudiziaria) si viene subito in contatto con numerosissime sentenze. In questo modo la ricerca e` piu` veloce, puo` essere agevolmente fatta su archi temporali molto lunghi ma soprattutto si possono conoscere sentenze emesse di recente in quanto la pubblicazione non passa attraverso la stampa; tra l’altro per un avvocato è molto importante conoscere le ultime sentenze in senso temporale in quanto e` utilissimo aggiornarsi sugli indirizzi giurisprudenziali più recenti. C’e` anche un altro aspetto dal punto di vista pratico: non e` piu` necessario avere i grandi spazi richiesti dalle librerie (tale fatto non e` da sottovalutare viste le peculiarita` del mercato immobiliare).</p>
<p>Il limite della ricerca telematica (rispetto alla ricerca cartacea) e` costituito dal fatto che la ricerca si rivela molto piu` specifica, e` molto più circoscritta e quindi non si viene “casualmente ” a conoscenza di sentenze che riguardano altre fattispecie; cio` secondo il mio parere e` un aspetto negativo, che mi fa un po` rimpiangere la ricerca cartacea, perche` in quel caso, come ho precisato sopra, si raccoglievano molti stimoli (forse oggi si privilegia il fattore tempo?).</p>
<p>Mentre prima tutte le lettere e diffide venivano inoltrate mediante il servizio postale richiedendo quindi la necessita` di recarsi presso l’Ufficio stesso e, sostenere il costo della spedizione ed attendere il recapito della corrispondenza ora tale attivita` viene svolta con l’email, cosicche` non si esce dallo studio, non si sostengono costi ed inoltre il recapito e` immediato e anche la risposta puo` sopraggiungere immediatamente: e` evidente la facilita` di comunicazione! A cio` si aggiunga che ora con l’introduzione della PEC le mail hanno le stesso valore delle raccomandate postali. Io ritengo che tale sistema innovativo sia importantissimo in quanto velocizza le comunicazioni ed abbatte i costi, eliminando anche i rischi dei disguidi postali (materiale perdita della corrispondenza). A cio` si aggiunga anche che avendo tutta la corrispondenza come archivio digitale la successiva consultazione della stessa puo` avvenire in modo agevole ed immediato.</p>
<p>Ora (dal primo gennaio 2015) anche gli uffici Giudiziari hanno preso atto dell’attivita` informatica permettendo la possibilita` di formare fascicoli digitali. Tutte le cause possono essere introdotte telematicamente cosicche` l’avvocato puo` depositare atti e comunicarli alla controparte senza uscire dal proprio studio. Allo stesso modo riceve le comunicazione dagli uffici del Tribunale (la cancelleria) e gli atti dei colleghi. In questo modo per depositare un atto non ci si deve piu` materialmente recare in Tribunale ed essere legati agli orari di apertura dell’Ufficio, in quanto la legge permette che l’avvocato trasmetta l’atto entro le ore 24 del giorno di scadenza , con la conseguenza che i tempi si sono dilatati, anche se in effetti non e` consigliabile fare un atto all’ultimo minuto in quanto talvolta (per lo meno come si sta verificando in questa prima fase) la trasmissione telematica non va a buon fine, cosicche` si puo` incorrere in decadenze. Anche in questo caso tutte le attivita` sono velocizzate e soprattutto mi arrivano immediatamente le comunicazioni del Tribunale, il che` nella mia attivita` non e` di poco conto.</p>
<p>Un altro aspetto molto importante che ha agevolato l’attivita` legale e` quello che riguarda il reperimento della documentazione necessaria per la corretta e completa istruzione della pratica.</p>
<p>Nel momento in cui l’avvocato ha necessita` di visionare e/o allegare un documento, lo richiede al cliente o agli uffici preposti (es: uffici finanziari, enti locali, camere di commercio…) a mezzo mail e sollecitamente la controparte glielo puo` trasmettere telematicamente: il cliente non deve recarsi dall’avvocato per portare il documento ne` l’avvocato deve accedere ai vari uffici (come al catasto per richiedere una visura). Pensate in una grande citta` quanto tempo (e costi) richiedono tali attivita`, ora ogni cosa puo` essere fatta indipendentemente dal luogo in cui ci si trova!</p>
<p>Ora l’avvocato puo` raccogliere notizie anche solo digitando nomi e fatti sui motori di ricerca: in questo modo vengo a conoscenza di indirizzi, recapiti telefonici e altre notizie che riguardano il soggetto e/o il fatto che mi interessa. Nello specifico premetto che la mia attivita` si esplica anche nell’esame di pratiche che riguardano il riconoscimento di eventi lesivi come infortuni sul lavoro. Precisamente determinate categorie di lavoratori possono chiedere all’INAIL il riconoscimento di eventi lesivi come infortuni sul lavoro con conseguenti erogazioni economiche e sanitarie dal parte dell’INAIL in loro favore. Facciamo l’esempio che un lavoratore denunci una lesione come conseguente all’esplicamento della propria attivita` lavorativa adducendo una descrizione del fatto: e` capitato che facendo un riscontro su Facebook il soggetto raccontava di essersi fatto male mentre giocava a calcetto: in questo caso l’evento non viene riconosciuto e addirittura si potrebbe presentare una denuncia per truffa. Recentemente gli organi di informazione hanno divulgato il caso di quel signore che usufruiva dei permessi INPS per assistere il genitore invalido mentre scriveva su Facebook che in quei medesimi giorni era all’estero per seguire i campionati sportivi!</p>
<p>Quindi cio` che voglio dire e` che l’accesso ai social network costituisce in sistema per reperire informazioni e/o riscontri circa fatti denunciati dagli utenti, raccogliendo così elementi utili per esaminare compiutamente una pratica e arrivare così ad una piu` puntuale decisione legale.</p>
<p>Cio` che ho messo in evidenza sono gli aspetti e le novita` piu` eclatanti introdotte dalla informatizzazione e che a mio parere sono molto positivi (soprattutto per tutti gli aspetti di velocizzazione ed efficienza che pongono in essere) permettendo anche di svolgere l’attivita` legale con maggiore approfondimento (avendo a disposizione di fatto piu` strumenti) e maggiore tempestivita`, considerando anche in quest’ambito le potenzialita` della ulteriore strumentazione informatica di cui il professionista puo` dotarsi.</p>
<p>In questi giorni mi e` capitato di dover scaricare varie collezioni da <ahref="https://en.wikipedia.org/wiki/Internet_Archive">archive.org</a>, una libreria digitale multimediale la cui missione e` l’accesso universale a tutta la conoscenza.</p>
<p>Nel sito si trova una guida per scaricare in bulk usando wget e gli strumenti del sito, ma risulta piuttosto prolissa e complicata se si vuole fare un download al volo.</p>
<p>Questo e` lo script che uso, modificato da <ahref="https://github.com/ghalfacree/bash-scripts/blob/master/archivedownload.sh">questo</a> script: e` scritto in bash e funziona su tutte le distribuzioni sulle quali e` installato wget, tail e sed.</p>
Un argomento sul quale si è discusso molto negli ultimi tempi è quello della crittografia dei dati, un ufficiale dell’FBI ha testimoniato che lo scopo delle forze dell’ordine è quello di collaborare con una società tecnologica per prevenire la crittografia. Anche se le compagnie non dovrebbero mettere l’accesso alla crittazione dei clienti prima di preoccupazioni per la sicurezza nazionale, perché la maggiore priorità del governo è quella di prevenire l’uso di tecnologie che proteggono ogni cosa che le persone fanno online. Il loro scopo non è quello di usare una “back door”, termine usato dagli esperti per descrivere punti di accesso integrati, ma quello di accedere ai contenuti dopo essere passati per un processo giudiziario.
Dopo le rivelazioni da parte di Edward Snowden dello spionaggio dell’NSA, alcune compagnie tecnologiche, quali per esempio Apple, hanno iniziato a proteggere i propri utenti con la crittografia, usandone una chiamata “end-to-end”, dove solo colui che manda e che riceve il messaggio sono in grado di leggerlo. Così queste compagnie non possono provvedere l’accesso alle forze dell’ordine, pure se munite di un ordine del tribunale.
Alcuni esperti di crittografia affermano che usare questo tipo di soluzioni potrebbe compromettere la sicurezza, perché non c’è garanzia che un cracker non possa utilizzare la stessa “back door”. Per risolvere questo problema Michael Rogers ha pensato di dividere le chiavi per decodificare il messaggio per rendere più difficile la crittografia agli crackers.
Recentemente sono stati approvati due emendamenti per gli stanziamenti a un disegno di legge. Il primo, da Zoe Lofgren e Ted Poe, bloccherebbe al governo di forzare una compagnia per modificare misure di sicurezza per spiare gli utenti. Il secondo, da Thomas Massie, stopperebbe i fondi previsti per le agenzie che stabiliscono gli standard crittografici dall’essere usati per consultarsi con l’NSA a meno che non rafforzi la sicurezza delle informazioni.
Nativi digitali: oltre il recinto della Generazione Google
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<spanclass="post-date">13 Jun 2015</span>
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<blockquoteclass="tr_bq">
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<spanstyle="font-family: inherit;">Facebook per molti utenti è l’unico sito visitato, tanto da essere per molti sinonimo e sostituto integrale di Internet. Qui le regole d’uso vengono decise unilateralmente, senza dibattito […] È un ambiente chiuso, controllato secondo criteri bizzarri e soprattutto insindacabili. Il parco pubblico è stato sostituito dal centro commerciale. E a<spanstyle="font-family: inherit;">d</span> un miliardo e cento milioni di utenti questo va benissimo. </span><br/><spanstyle="font-family: inherit;"><br/> I dati indicano che stiamo rinunciando progressivamente agli elementi tecnici fondamentali che hanno permesso lo sviluppo della Rete, sostituendoli con un ecosistema hardware e software progressivamente sempre più chiuso. La mia preoccupazione è che tutto questo non crea nativi digitali. Crea polli di batteria</span>
</p>
</blockquote>
<p>Cosi` si chiude l’<ahref="http://www.agendadigitale.eu/competenze-digitali/550_per-favore-non-chiamateli-nativi-digitali.htm">articolo</a> di <ahref="http://www.attivissimo.net/">Paolo Attivissimo</a> sui (falsi) nativi digitali, su quelli che per molti genitori sono piccoli Mozart della tecnologia capaci di maneggiare con naturalezza dispositivi piatti e lucidi e di navigare senza impacci in un mare di icone quadrate.</p>
<p>Ma fra queste icone non si cela la conoscenza.</p>
<p>Gli smartphone e tutti i dispositivi che molti di noi definiscono perfino <ahref="http://www.ilpost.it/2014/10/07/recensione-iphone-6-plus-mantellini/"><em>intimi</em></a> _<em>nonostante rendono la connessione al web trasparente, impalpabile, sono scatole chiuse sia fisicamente che <u>legalmente</u>, e ci privano quindi della possibilita` (e del diritto) di smontare, aprire, guardare e diventare _hacker</em> (nel senso originario del <ahref="https://en.wikipedia.org/wiki/Hacker_%28programmer_subculture%29">termine</a>).</p>
<p>I dispositivi mobili non stanno costruendo la strada verso la conoscenza e la liberta` democratica, stanno fissando attorno a noi un alto recinto protetto dal falso mito di un Web 2.0 democratico.</p>
<h4id="chi-trova-un-amico-8230-trova-un-business"><spanstyle="font-size: x-large;"><spanstyle="font-weight: normal;">Chi trova un amico… trova un business</span></span></h4>
<p>Nel 1970 gli sviluppatori del sistema <ahref="https://en.wikipedia.org/wiki/Xerox_Star">Xerox Star</a> introdussero nei loro sistema il <ahref="https://it.wikipedia.org/wiki/Metafora_della_scrivania">Desktop</a>.</p>
<p>La “scrivania” non e` altro che una <u>metafora</u> che venne usata da <ahref="https://it.wikipedia.org/wiki/Alan_Kay">Alan Kay</a> e dal <ahref="https://it.wikipedia.org/wiki/Xerox_Palo_Alto_Research_Center">centro di ricerca Xerox</a> per poter permettere agli utenti di orientarsi in un ambiente del tutto estraneo utilizzando metafore che si ricollegano ad oggetti del tutto conosciuti.</p>
<p>40 anni dopo il desktop e` praticamente scomparso, non serve perche` ormai i nuovi dispositivi portatili sono fool-proof (almeno per i “nativi digitali”) ed invece si e` affermata una nuova metafora vincente: <em>l’amicizia</em>.</p>
<p>L’amicizia e` la metafora che alimenta il business delle piattaforme nel mondo del web sociale, e le stesse piattaforme agiscono da filtro per la nostra esperienza nel web e nel mondo reale. Cosi` come i fotografi con la passione e l’esperienza sviluppano l’occhio da inquadratura, i “nativi digitali” acquisiscono l’occhio da social, quella skill che permette loro di riconoscere l’occasione giusta per misurarsi con una condivisione in piu`.</p>
<p>Ma la metafora dell’amicizia sta anche alimentando attorno a noi una “<ahref="http://dontbubble.us/">filter bubble</a>” che attraverso algoritmi sceglie cosa nasconderci. La ricerca di Google, in generale tutto il web della “smart personalization”, come definito da <ahref="http://www.thefilterbubble.com/">Eli Pariser</a> nel suo libro “<ahref="http://www.amazon.co.uk/Filter-Bubble-What-Internet-Hiding/dp/067092038X/">What the Internet is hiding from you</a>“, non fa altro che restituirci una ricerca distorta e chiusa tra noi e i nostri <em>amici</em>, dei risultati che “sono percepiti” come migliori.</p>
<p>Inoltre cosa succede quando, cosi` come lo studente reputato dal professore poco intelligente finisce per agire come tale, il nostro motore di ricerca e il nostro social network decidono chi siamo?</p>
<h4id="che-la-rete-non-ci-catturi"><spanstyle="font-size: x-large;">Che la rete non ci catturi</span></h4>
<blockquoteclass="tr_bq">
<divclass="qt">
dsully: please describe web 2.0 to me in 2 sentences or less.<br/> jwb: you make all the content. they keep all the revenue –<ahref="http://www.bash.org/?779320">bash.org</a>
</div>
</blockquote>
<p>Se il Web di <ahref="https://en.wikipedia.org/wiki/Tim_Berners-Lee">Tim Berners Lee</a> era il Web della possibilita`, il Web 2.0 e` il Web della consapevolezza.</p>
<p>Dobbiamo imparare a tracciare un confine fra noi e le piattaforme, dobbiamo capire quanto sono alti i muri che “gli ecosistemi digitali”, termine quanto mai improprio, costruiscono attorno a noi, dobbiamo sapere quali dati sono nostri, quali dati possiamo barattare.</p>
<p>Per evitare che il servizio ci trasformi in servitori.</p>
<p>Per evitare che la piattaforma si trasformi in una gabbia dorata.</p>
<p>E soprattutto perche` per pensare digitale e` comunque necessario prima pensare.</p>
<p>Nei prossimi anni si creera` un divario sempre piu` ampio fra chi ha <u>scelto</u> come modellare la propria identita` digitale e chi, invece, non ha lo sguardo piu` lungo del suo schermo e si lascia guidare da un meccanicismo acritico quanto mai radicato nella moderna societa` dei consumi.</p>
<p>La strada per la riduzione del divario digitale e la democratizzazione del web passa per le scuole e l’istruzione, forse uno dei pochi settori dove le istituzioni pubbliche hanno piu` potere della macchina del denaro della Silicon Valley.</p>