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Il Big Bang dei Big Data &middot; Caught in the Net
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<div class="post">
<h1 class="post-title">Il Big Bang dei Big Data</h1>
<span class="post-date">06 Apr 2015</span>
<p>“Perche` sto puntando tutto sul deep learning? Perche&#8217; sara` il nuovo Big Bang”</p>
<p>Cosi` ha parlato il CEO di Nvidia Jensen Huang il 3 marzo scorso alla sua <a href="http://www.gputechconf.com/">GTC 2015</a>.<br>
L&#8217;attenzione di Huang si e` concentrata sul deep learning e come le deep neural networks negli ultimi anni abbiano compiuto progressi impressionanti tali da superare il cervello umano nei test di analisi immagine.</p>
<p>Molta della ricerca negli ultimi anni, in particolare dal 2012 ad oggi, si sta concentrando sul programmare algoritmi tali da consentire alle intelligenze artificiali di processare dati in maniera gerarchica e organizzata tramite l&#8217;apprendimento progressivo dei livelli di rappresentazione.<br>
E` una scienza che acquista un&#8217;importanza fondamentale, anzi diventa un requisito necessario nel campo dei Big Data.</p>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left:auto;margin-right:auto;text-align:center;">
<tr>
<td style="text-align:center;">
<a href="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/gratis.png" style="margin-left:auto;margin-right:auto;"><img border="0" src="https://images-blogger-opensocial.googleusercontent.com/gadgets/proxy?url=http%3A%2F%2F2.bp.blogspot.com%2F-71lrlU3SeNo%2FVSGcwmXDJKI%2FAAAAAAAAAAc%2F8CVzgBBpV7Y%2Fs1600%2Fgratis.PNG&container=blogger&gadget=a&rewriteMime=image%2F*" /></a>
</td>
</tr>
<tr>
<td class="tr-caption" style="text-align:center;">
gratis: il paradosso del Web 2.0
</td>
</tr>
</table>
<p>Come possono mantenersi in vita aziende come Google, Facebook, Twitter e moltissime altre che gratuitamente offrono agli utenti finali servizi?<br>
I dati sono la risposta economica a: “Iscriviti, e&#8217; gratis e lo sarà sempre” e lo sfruttamento di essi rende possibile le ricerche di marketing, la progettazione di gadget e sopratutto le previsioni a breve termine di trend economici, flessioni di mercato, insomma il futuro della societa&#8217;.</p>
<p>I dati cosi` raccolti pero` nella maggior parte dei casi sono non organizzati e a risolvere questo dilemma interviene il deep learning che si occupa di gestire, ordinare ed integrare i dati provenienti dalle sorgenti analizzate. Perfezionare il deep learning significa poter integrare e comprendere ogni singolo flusso di dati all&#8217;interno del grande mare dei big data.</p>
<p>Jensen continua il suo discorso affermando che: “Oggi c&#8217;e` una mole di dati troppo estesa per poter comprendere cosa stia accadendo. Un super computer grazie al deep learning potra` in futuro offrirci previsioni quanto piu` attendibili, previsioni che l&#8217;uomo non potrebbe nemmeno percepire. In futuro grazie a tutti i dispositivi connessi in internet avremo dati di qualsiasi genere. Anche quelli piu&#8217; impensabili: in base ai dati raccolti potremo dire, per esempio, se in un determinato luogo si sta svolgendo una rapina od una sommossa.”</p>
<p>Questa informazione per me rappresenta un lapsus ed e` l&#8217;aspetto piu` critico dei big data: l&#8217;abbattimento di ogni riservatezza personale tramite la concessione indiscriminata di dati abbatte ogni limite alla possibilita` di tecnocontrollo sul presente e sul futuro.</p>
<p><a href="https://hbr.org/2014/11/with-big-data-comes-big-responsibility">With Big Data Comes Big Responsibility</a> afferma l&#8217;Harvard Business Center; ma davvero tutti i nostri dati generati dalle nostre attivita&#8217; in rete sono esclusivamente proprieta` dei giganti del Web? E&#8217; giusto che anche le nostre attivita` al di fuori del Web, come i nostri <a href="http://www.bloomberg.com/bw/articles/2013-08-08/your-medical-records-are-for-sale">registri medici</a> siano venduti e sfruttati commercialmente o a fini di controllo sociale? </p>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left:auto;margin-right:auto;text-align:center;">
<tr>
<td style="text-align:center;">
<a href="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/9276962702_57d9bfddd4_o.jpg" style="margin-left:auto;margin-right:auto;"><img border="0" height="400" src="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/9276962702_57d9bfddd4_o.jpg?w=300" width="400" /></a>
</td>
</tr>
<tr>
<td class="tr-caption" style="text-align:center;">
<div class="attribution-info">
<a class="owner-name truncate" href="https://www.flickr.com/photos/adactio/" title="Go to Jeremy Keith's photostream">Jeremy Keith</a>
<div class="view follow-view clear-float photo-attribution" id="yui_3_16_0_1_1434565601596_716">
<span class="relationship"> </span>
</div>
</div>
</td>
</tr>
</table>
<p>E` inutile chiedere regolamentazione ai governi che purtroppo sembrano ignorare le implicazioni etiche di queste pratiche oppressive, anzi in alcuni casi le sfruttano in proprio favore. E` utopico pensare di poter convincere le aziende a rinunciare a questi dati che rappresentano la loro linfa vitale.</p>
<p>La via di uscita sembra essere una sola, anche se poco desiderabile: <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Opt-out">l&#8217;opt out</a> ovvero la rinuncia consapevole da parte dell&#8217;utente al servizio.</p>
<div style="text-align:right;">
Francesco Mecca
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