Caught in the Net (Posts about polli digitali)francescomecca.euenContents © 2020 <a href="mailto:francescomecca.eu">Francesco Mecca</a> Wed, 29 Jan 2020 10:04:34 GMTNikola (getnikola.com)http://blogs.law.harvard.edu/tech/rssNativi digitali: oltre il recinto della Generazione Googlefrancescomecca.eu/blog/2015/6/12/nativi-digitali-oltre-il-recinto-della-generazione-google/Francesco Mecca<div><p> </p> <blockquote class="tr_bq"> <p> <span style="font-family: inherit;">Facebook per molti utenti è l’unico sito visitato, tanto da essere per molti sinonimo e sostituto integrale di Internet. Qui le regole d’uso vengono decise unilateralmente, senza dibattito […] È un ambiente chiuso, controllato secondo criteri bizzarri e soprattutto insindacabili. Il parco pubblico è stato sostituito dal centro commerciale. E a<span style="font-family: inherit;">d</span> un miliardo e cento milioni di utenti questo va benissimo. </span><br> <span style="font-family: inherit;"><br> I dati indicano che stiamo rinunciando progressivamente agli elementi tecnici fondamentali che hanno permesso lo sviluppo della Rete, sostituendoli con un ecosistema hardware e software progressivamente sempre più chiuso. La mia preoccupazione è che tutto questo non crea nativi digitali. Crea polli di batteria</span> </p> </blockquote> <p>Cosi` si chiude l’<a href="http://www.agendadigitale.eu/competenze-digitali/550_per-favore-non-chiamateli-nativi-digitali.htm">articolo</a> di <a href="http://www.attivissimo.net/">Paolo Attivissimo</a> sui (falsi) nativi digitali, su quelli che per molti genitori sono piccoli Mozart della tecnologia capaci di maneggiare con naturalezza dispositivi piatti e lucidi e di navigare senza impacci in un mare di icone quadrate.</p> <p>Ma fra queste icone non si cela la conoscenza.</p> <p>Gli smartphone e tutti i dispositivi che molti di noi definiscono perfino <a href="http://www.ilpost.it/2014/10/07/recensione-iphone-6-plus-mantellini/"><em>intimi</em></a> __nonostante rendono la connessione al web trasparente, impalpabile, sono scatole chiuse sia fisicamente che <u>legalmente</u>, e ci privano quindi della possibilita` (e del diritto) di smontare, aprire, guardare e diventare <em>hacker</em> (nel senso originario del <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Hacker_%28programmer_subculture%29">termine</a>).</p> <p>I dispositivi mobili non stanno costruendo la strada verso la conoscenza e la liberta` democratica, stanno fissando attorno a noi un alto recinto protetto dal falso mito di un Web 2.0 democratico.</p> <h5><span style="font-size: x-large;"><span style="font-weight: normal;">Chi trova un amico… trova un business</span></span></h5> <h5><span style="font-weight: normal;"> </span></h5> <p>Nel 1970 gli sviluppatori del sistema <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Xerox_Star">Xerox Star</a> introdussero nei loro sistema il <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Metafora_della_scrivania">Desktop</a>.</p> <p>La “scrivania” non e` altro che una <u>metafora</u> che venne usata da <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Alan_Kay">Alan Kay</a> e dal <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Xerox_Palo_Alto_Research_Center">centro di ricerca Xerox</a> per poter permettere agli utenti di orientarsi in un ambiente del tutto estraneo utilizzando metafore che si ricollegano ad oggetti del tutto conosciuti.</p> <p>40 anni dopo il desktop e` praticamente scomparso, non serve perche` ormai i nuovi dispositivi portatili sono fool-proof (almeno per i “nativi digitali”) ed invece si e` affermata una nuova metafora vincente: <em>l’amicizia</em>.</p> <p>L’amicizia e` la metafora che alimenta il business delle piattaforme nel mondo del web sociale, e le stesse piattaforme agiscono da filtro per la nostra esperienza nel web e nel mondo reale. Cosi` come i fotografi con la passione e l’esperienza sviluppano l’occhio da inquadratura, i “nativi digitali” acquisiscono l’occhio da social, quella skill che permette loro di riconoscere l’occasione giusta per misurarsi con una condivisione in piu`.</p> <p>Ma la metafora dell’amicizia sta anche alimentando attorno a noi una “<a href="http://dontbubble.us/">filter bubble</a>” che attraverso algoritmi sceglie cosa nasconderci. La ricerca di Google, in generale tutto il web della “smart personalization”, come definito da <a href="http://www.thefilterbubble.com/">Eli Pariser</a> nel suo libro “<a href="http://www.amazon.co.uk/Filter-Bubble-What-Internet-Hiding/dp/067092038X/">What the Internet is hiding from you</a>“, non fa altro che restituirci una ricerca distorta e chiusa tra noi e i nostri <em>amici</em>, dei risultati che “sono percepiti” come migliori.</p> <p>Inoltre cosa succede quando, cosi` come lo studente reputato dal professore poco intelligente finisce per agire come tale, il nostro motore di ricerca e il nostro social network decidono chi siamo?</p> <h5><span style="font-size: x-large;">Che la rete non ci catturi</span></h5> <blockquote class="tr_bq"> <div class="qt"> dsully: please describe web 2.0 to me in 2 sentences or less.<br> jwb: you make all the content. they keep all the revenue – <a href="http://www.bash.org/?779320">bash.org</a> </div> </blockquote> <p>Se il Web di <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Tim_Berners-Lee">Tim Berners Lee</a> era il Web della possibilita`, il Web 2.0 e` il Web della consapevolezza.</p> <p>Dobbiamo imparare a tracciare un confine fra noi e le piattaforme, dobbiamo capire quanto sono alti i muri che “gli ecosistemi digitali”, termine quanto mai improprio, costruiscono attorno a noi, dobbiamo sapere quali dati sono nostri, quali dati possiamo barattare.</p> <p>Per evitare che il servizio ci trasformi in servitori.</p> <p>Per evitare che la piattaforma si trasformi in una gabbia dorata.</p> <p>E soprattutto perche` per pensare digitale e` comunque necessario prima pensare.</p> <table class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;" cellspacing="0" cellpadding="0" align="center"> <tr> <td style="text-align: center;"> <a style="margin-left: auto; margin-right: auto;" href="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/e41d5-infrastructures.png"><img src="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/e41d5-infrastructures.png?w=300" alt="" width="640" height="304" border="0"></a> </td> </tr> <tr> <td class="tr-caption" style="text-align: center;"> <a href="http://www.xkcd.com/743/">fonte</a> </td> </tr> </table> <p>Nei prossimi anni si creera` un divario sempre piu` ampio fra chi ha <u>scelto</u> come modellare la propria identita` digitale e chi, invece, non ha lo sguardo piu` lungo del suo schermo e si lascia guidare da un meccanicismo acritico quanto mai radicato nella moderna societa` dei consumi.</p> <p>La strada per la riduzione del divario digitale e la democratizzazione del web passa per le scuole e l’istruzione, forse uno dei pochi settori dove le istituzioni pubbliche hanno piu` potere della macchina del denaro della Silicon Valley.</p> <div style="text-align: right;"> Francesco Mecca </div></div>nativi digitaliPaolo attivissimoPesceWandapolli digitalifrancescomecca.eu/blog/2015/6/12/nativi-digitali-oltre-il-recinto-della-generazione-google/Fri, 12 Jun 2015 23:57:00 GMT