A pochi metri da Stallman


Il 25 giugno sono stato alla presentazione del master di primo livello in “Management del Software Libero”, che si e` tenuto nella sala della palazzo della Regione Piemonte. 


Non mento dicendo che a questo incontro ci sono andato principalmente per ascoltare il professor Raffaele Meo (che ha aiutato a curare parte del programma del master) e Richard Stallman

foto originale distribuita in CC-by-nd-nc

 Il master, ha spiegato Meo, si occupa di fornire le competenze necessarie per permettere un’analisi precisa costi / benefici nel momento della transizione verso il free software all’interno di un’azienda, transizione che deve essere priva di attriti e semplice per i dipendenti.

Per questo si compie un percorso di studi che tratta gli aspetti giuridici ed economici, oltre che tecnologici.

Infine Meo ha ricordato di come Internet sia tanto madre quanto figlia del software libero e ci ha brevemente ricordato di come Torino ha risparmiato 6 milioni di euro.

Il keynote di Stallman invece e` stato una piacevole introduzione al software libero per i neofiti, in particolare: 

  •  Microsoft, Apple e i DRM
  •  4 liberta` fondamentali del software libero; 
  •  open source != FOSS;
  •  limiti del software proprietario per l’utente finale.
Saint IGNUcius della chiesa di Emacs, foto originale

Sono state indimenticabili le espressioni dei 2 relatori quando Stallman ha indossato la veste di Saint IGNUcius e quando ha aperto l’asta per un peluche di gnu, mascotte della FSF. 

Francesco Mecca



Può un sottomarino nuotare? Deep learning e intelligenze artificiali


Nel De Arte Combinatoria (1666) Leibniz afferma che tutta la logica del pensiero umano non sia altro che una combinazione di pensieri piu` piccoli che a loro volta possono essere frammentati in idee semplicissime e concatenabili.

fu questo libro cinese, spedito da un gesuita a Leibniz, a dargli l’idea della matematica binaria

Luc De Brabandere ci spiega che il sogno di Leibniz e` “fare di un argomentazione un teorema, fare di una discussione un sistema di equazioni e poter proporre al proprio avversario in caso di impasse: Ebbene! Calcoliamo” (Pensiero Magico Pensiero Logico,  LIT edizioni, 2015).

Prima di Leibniz un altro filosofo, Hobbes, affermo`:

Reasoning is nothing but reckoning

Di recente il CEO di Nvidia ha tenuto di recente un discorso sul “deep learning”, ovvero “machine learning” arricchito dall’analisi dei Big Data.

Secondo me il deep learning e la frase di Hobbes hanno un profondo legame.

Ci sono compiti che per un uomo sono molto complicati, come ad esempio la risoluzione di equazioni, che rispondono a delle semplici regole formali. Tradurre queste regole in algoritmi e` molto semplice.

Il cervello umano si spinge molto oltre: e` celebre la frase di un giudice della corte suprema americana (Potter Stewart) che nel tentativo di dare una definizione legale per distinguere il materiale pornografico dal non, scrisse: “lo riconosco quando lo vedo”.

Ci sono molte operazioni, come quello del riconoscere facce, immagini o testo (come i captcha) che per un umano sono piuttosto triviali.

Quale e` la risposta che il deep learning offre a questo problema?

Grazie ai Big Data le macchine hanno a disposizione una quantita` enorme di dati, spesso anche categorizzata dagli stessi utenti, che puo` essere sottoposta ad analisi statistica.

Nel 2014 Facebook ha presentato un algoritmo chiamato DeepFace che riconosce nel 97% dei casi i volti umani, anche se con poca luce o parzialmente coperti.

Project Adam e` un progetto della Microsoft che si occupa di riconoscimento delle immagini e di oggetti ed ha dimostrato la sua potenza riconoscendo con successo un Cardigan Corgi da un Pembroke Corgi (due cani praticamente identici che si distinguono principalmente per la densita` delle ossa).

Questa e` la potenza dell’apprendimento e dell’analisi statistica.

reti neurali, fonte

Se davvero riconoscere coincidesse con il ragionare si potrebbe dire che un computer e` capace di pensare; il sogno di Liebniz non si vedrebbe avverato ma il risultato ottenuto e` identico.

Ora mi chiedo, quale e` la differenza fra ragionare e pensare?

Non e` semplice dare una risposta definitiva, per quanto mi riguarda penso che sono entrambi processi mentali che hanno l’obiettivo di migliorare e aumentare la conoscenza. Quando l’attivita` del pensiero e` logica, ovvero e` diretta verso un obiettivo specifico (non vaga senza meta, come nello stream of consciousness) coincide con il ragionare.

Se si potesse dimostrare che un’intelligenza artificiale abbia la facolta` del pensiero ritengo che prima di procedere alla realizzazione di un cosi` maestoso progetto si dovrebbe ragionare su tutte le conseguenze etiche e morali di tali tecnologie. Per alcuni e` un rischio esistenziale, ovvero e` la creazione di un rivale dell’intelligenza umana.

Eppure Edsger Dijkstra, un pioniere della ricerca nel campo delle intelligenze artificiali ha affermato che: “chiedersi se un computer possa pensare e` come chiedersi se un sottomarino possa nuotare”.

Questo perche`? Un algoritmo di deep learning, un A.I. universale capace di analizzare ogni tipo di dato, rimane comunque un programma senza motivazioni, senza fini se non quelli che il suo creatore gli ha assegnato. Questo programma e` conscio della sua esistenza tanto quanto lo e` un foglio di carta, un documento di Excel o una stampante 3D.

Se si dovesse lavorare per creare un cervello “umano” in laboratorio si partirebbe proprio da questo, che e` un requisito necessario, che si potrebbe definire come molto piu` di una semplice “istruzione” che ci porta a dire: “io sono”, e delle volte dubitare anche di questo.

Francesco Mecca



Dodici brevi domande sul mondo del giornalismo nell’era digitale


Premessa

La Rivoluzione Digitale ha toccato la societa` in tutti i suoi aspetti, e fra questi ha anche minato le fondamenta di un settore, quello dell’informazione, alle fondamenta della nostra societa`.

La decentralizzazione delle fonti di informazione, che avviene attraverso i blog e le piattaforme online, la micro messaggistica istantanea e i tweet, i social media, ma piu` in generale tutti gli strumenti che Internet ci offre, hanno mutato radicalmente non solo il modo di fare giornalismo, ma il rapporto del cittadino digitale con l’informazione cartacea e digitale.

Per questo abbiamo posto 12 domande a Carla De Girolamo, vicecaporedattore di Panorama, basandoci sulle parole di Luca de Biase, il quale afferma che nel mondo dell’editoria la Rivoluzione Digitale e` stata una rivoluzione di tre nature: Francese, Copernica e Industriale.

fonte
Societa`, Economia, Mezzi
 

1. Che business model ci sono nell’editoria dopo l’entrata del digitale?

Sul business model digitale c’e` ancora molta poca chiarezza, e non solo in Italia. Mentre c’e` la percezione netta che l’evoluzione normale della stampa sara` digitale, manca ancorala capacita` di mettere a frutto questa idea. Da un lato, tutti si aspettano di trovare online contenuti gratis. Dall’altro, gli investitori (che sulla carta sono disposti a spendere cifre consistenti per una pagina pubblicitaria), per Internet pagano meno di un decimo di quelle cifre. Quindi c’e` una grande spinta all’evoluione digitale dei contenuti, ma per ora non e` un modello di business sostenibile.

2. Ogni giorno ricevete piu` visite dai dispositi mobili o dai computer o tradizionale cartaceo?

Decisamente prevale il digitale. Mobile e fisso sono ormai quasi equivalenti, il mobile tra pochissimo prevarra`, dati i trend costanti di crescita.

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3. Anna Masera ci ha mostrato che nonostante le regole del giornalismo siano rimaste le stesse, sono emersi nuovi ruoli, come ad esempio quello del social media manager. Che evoluzione ha subito il ruolo del giornalista?**

Per ora in Italia ci sono figure di giornalisti che si evolvono, e che integrano alle capacita` e competenze tradizionali altre funzioni. Quindi una persona che normalmente si occupava di “desk”, per il lavoro online deve anche diventare social media manager, photo editor, videomaker… Insomma si assommano più funzioni in una sola persona, e a mio avviso e` la parte migliore e più divertente del lavoro sul settore digitale.

4. La Rivoluzione Digitale quali basi ha tolto al giornalismo? Quali ne ha create?

Il giornalismo di qualita` resta tale, anche sul digitale. Deve pero` necessariamente evolversi e, come detto, arricchirsi di nuove funzioni e nuove capacita`.

5. Prima dell’arrivo di Internet il giornalismo per molti aspetti equivaleva all’informazione. Ora ci sono nuovi media che si stanno appropriando di questa tautologia?

No. Prolifera l’informazione dei blog, anche grazie alla diffusione attraverso i social, ma le fonti più qualificate e più accreditate restano quelle dei grandi giornali.

6. Che strumenti fornisce Internet per costruire un tipo di informazione solida in una societa`

costretta a cambiamenti cosi` veloci e spesso violenti?

Internet offre la possibilita` di confrontare in tempi rapidissimi diverse fonti, quindi di approfondire un argomento guardandolo da diverse angolazioni

fonte

7. Sono in crisi i giornali o i giornalisti?

E` in crisi la carta stampata. E quindi, di conseguenza, i giornalisti rischiano di perdere autorevolezza e indipendenza.

8. I giornalisti di Panorama hanno delle linee guida per il comportamento da tenere online?

Le linee guida sull’accuratezza e la serieta` dell’informazione e sul rispetto per i lettori non cambiano. Cambiano i modi di scrivere per il settore digitale rispetto al cartaceo.

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9. Come e` cambiato il rapporto interdipendente fra giornalisti ed utenti/lettori?**

Grazie ai social media il rapporto e` molto più stretto e immediato. Non tutti i giornalisti purtroppo sono ancora pronti a cogliere questa opportunita`.

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10. Le regole del giornalismo sono davvero rimaste le stesse?**

Assolutamente si`.

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11. Si puo` affermare che ora grazie ad Internet le 5 W alla base del giornalismo sono state passate ai cittadini?**

No. I cittadini possono fare a loro volta informazione, ma difficilmente le 5W sono soddisfatte dagli articoli di un blog personale

12. Secondo Stefano Quintarelli con i nuovi social media il “fatto” si e` trasformato in

“opinione”, nel senso che il ruolo e l`importanza del primo ora e` stata oscurata dall’imporsi del secondo. Quanto c’e` di vero in questa frase?

Non può esserci opinione senza l’approfondimento di un fatto. Che quindi rimane prioritario.

Ringraziamo Carla de Girolamo e tutta la redazione di Panorama per il tempo a noi dedicato.
Francesco Mecca