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<title>Caught in the Net (old posts, page 7) | Caught in the Net</title>
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<section class="page-header"><h1 class="project-name">
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Caught in the Net
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<h2 class="project-tagline">La rete ti cattura ma libera il pensiero</h2>
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</section><section class="main-content"><div class="posts">
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<article class="post"><header><h1 class="post-title"><a href="blog/2015/6/1/la-taglia-unica-del-web-2-0/" class="u-url">La taglia unica del Web 2.0</a></h1>
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<span class="post-date">01 June 2015</span>
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<br><div class="e-content entry-content">
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<p><a href="https://www.youtube.com/embed/e3Zs74IH0mc?feature=player_embedded">In questo discorso</a> al summit Web 2.0 del 2011 Chris Poole, il fondatore di 4chan, riflette sul concetto di identita` e di come stia cambiando con l’introduzione del Web 2.0.</p>
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<p>Nel mare di Internet assistiamo a due spiagge molto lontane che delimitano lo spazio della nostra attivita`: l’anonimato e l’identita` virtuale (che ci identifica nel mondo reale).</p>
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<p>E` un po` come misurare i due poli opposti, Facebook e Google Plus che richiedono il tuo nome vero e quindi ogni attivita` online e` un riflesso del proprio io reale, e 4chan, una delle poche risorse anonime nel Web che permette a ciascun utente di fare post anonimi e discutere quindi senza una forma di censura.</p>
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<h4><span style="font-size: large;"><span style="font-weight: normal;"> </span></span></h4>
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<h5><span style="font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">The core problem is not the audience, is who you share out</span></span></h5>
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<p>Secondo Chris Poole, quando Google introdusse sul proprio social network la feature “circles”, ovvero la possibilita` di condividere i propri post solo con una parte dei propri followers (l’equivalente delle smart list di Facebook), si e` perso di vista il problema principale, ovvero che non importa l’audience bensi` quale versione di te condividi ).</p>
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<table class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;" cellspacing="0" cellpadding="0" align="center">
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<td style="text-align: center;">
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<a style="margin-left: auto; margin-right: auto;" href="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/d574d-twoheads.png"><img src="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/d574d-twoheads.png?w=300" alt="" width="400" height="200" border="0"></a>
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</td>
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<td class="tr-caption" style="text-align: center;">
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<a href="http://www.jisc.ac.uk/blog/whats-the-cost-of-curating-content-in-the-digital-age-01-apr-2015">fonte</a>
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<p>Il Chris che parla al summit e` un Chris diverso dal Chris figlio, Chris fondatore di una startup, Chris admin di 4chan e magari, in un ipotetico futuro, Chris padre.</p>
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<p><u>L’ identita` e` un prisma.</u></p>
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<p>Facebook e gli altri giganti del web vogliono invece essere uno specchio della nostra identita`.</p>
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<h5><span style="font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">One size fits all</span></span></h5>
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<p>Il modello della taglia unica e` completamente opposto al principio per cui molte persone gestiscono vari account online. Su ogni account scegli di mostrare una parte di te e con il tempo ti costruisci un’identita` unica ed altrettanto vera.</p>
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<p>E` preoccupante che con il passare del tempo queste possibilita` vengano erose dai giganti del web.</p>
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<p>Spostiamo la nostra attenzione sulle generazioni future: da giovani si compiono naturalmente degli errori che poi ci lasciamo alle spalle crescendo.</p>
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<p>In un mondo dove la linea offline/online sta sbiadendo e non si puo` prendere le distanze da una monolitica identita` virtuale non solo perdiamo la possibilita` di lasciarci alle spalle delle scelte o degli sbagli, ma corriamo incontro al rischio di veder scomparire ogni sfumatura della nostra personalita`.</p>
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<p style="text-align: right;">
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Francesco Mecca
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</p>
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</article><br><hr>
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<br><article class="post"><header><h1 class="post-title"><a href="blog/2015/5/22/defend-yourself-crittografia-e-plausible-deniability/" class="u-url">Defend yourself: crittografia e &#8220;plausible deniability&#8221;</a></h1>
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</header><div>
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<span class="post-date">22 May 2015</span>
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<br><div class="e-content entry-content">
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<p>Nel 2000, ben molto prima dello scandalo datagate, prima perfino dell’attacco alle torri gemelle, il Parlamento inglese approvo` una legge sulla sorveglianza di massa.<br>
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Questa legge, intitolata <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Regulation_of_Investigatory_Powers_Act_2000">RIPA</a>, Regulation of Investigatory Powers Act, interviene su come il corpo di polizia puo` condurre le investigazioni telematiche. </p>
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<p>Con questa legge viene permesso: </p>
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<ul>
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<li>l’accesso ai dati dell’ISP, in segreto;</li>
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<li>monitoraggio indiscriminato delle comunicazioni in transito e delle attivita` online;</li>
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<li>permette di non rivelare davanti alla Corte i dati raccolti. </li>
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</ul>
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<p>L’aspetto piu` terribile di questa legge in ultimo e` la possibilita`, da parte degli investigatori, di obbligare il sospetto a rivelare le proprie chiavi crittografiche con le quali ha criptato i propri hard disk, i propri messaggi o le email. </p>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left:auto;margin-right:auto;text-align:center;">
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<a href="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/5673d-unclesamlistensin.jpg" style="margin-left:auto;margin-right:auto;"><img border="0" height="640" src="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/5673d-unclesamlistensin.jpg?w=225" width="480"></a>
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Graffito a Columbus, Ohio (foto di <a href="https://secure.flickr.com/photos/jeffschuler/2585181312/in/set-72157604249628154">Jeff Schuler</a>)
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<p>Vi sono due metodi per difendersi da questa che ritengo una orribile prevaricazione:<br>
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Il primo e piu` svantaggioso e` il <em>nuke</em>, ovvero l’eliminazione dei dati: l’utente rivela una password, non quella per accedere ai dati criptati,ma una che una volta inserita sovrascrive permanentemente le chiavi crittografiche, rendendo cosi` impossibile l’accesso. </p>
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<p>In Linux questa funzione e` implementata da <a href="https://gitlab.com/cryptsetup/cryptsetup/blob/master/README.md">LUKS</a> attraverso una patch distribuita dagli sviluppatori di <a href="https://www.kali.org/tutorials/emergency-self-destruction-luks-kali/">Kali Linux</a>.</p>
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<p>Il secondo metodo invece si basa sull’ingegneria sociale, oltre che su una buona soluzione software.<br>
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Un volume crittografico sicuro non ha alcuna firma digitale ed e` indistinguibile da un pugno di dati random. Per questo motivo posso includere un secondo volume all’interno del primo e proteggere ciascuno di essi con una password differente.</p>
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<p>Ad esempio supponiamo che io abbia un volume da due GiB diviso in due sottovolumi da 1 GiB l’uno. Se dovessi essere interrogato o torturato affinche’ ceda la password, posso fornire la chiave di uno solo dei due volumi, dove non tengo files sensibili ma dati che non possono incriminarmi e cosi` il secondo volume rimane nascosto. Questo sistema di protezione e` nominato: “Plausible Deniability”. </p>
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<p>Nel 1997 Julian Assange (il fondatore di <a href="https://wikileaks.org/index.en.html">Wikileaks</a>) insieme a Suelette Dreyfus e Ralf Weinmann ha sviluppato Marutukku, piu` semplicemente chiamato RubberhoseFS, ovvero un insieme di file system che proteggono i dati dell’utente e forniscono la “deniability”. </p>
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<p>Tecnicamente il progetto consiste in varie porzioni di dati criptati che riempiono il drive. Ogni porzione ha la propria password, la propria mappatura e ciascuno una chiave crittografica differente: quando si decritta un pezzo esso appare come l’intero drive e cosi` non permette di sapere quanti altri volumi con dati differenti sono allocati nell’hard disk. Lo sviluppo di Rubberhose e` stato interrotto benche` sia disponibile in alpha per Linux, FreeBsd e NetBsd. </p>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float:left;margin-right:1em;text-align:left;">
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<a href="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/0dcb9-truec.jpg" style="clear:left;margin-bottom:1em;margin-left:auto;margin-right:auto;"><img border="0" height="228" src="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/0dcb9-truec.jpg?w=300" width="400"></a>
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Il menu creazione volume di Truecrypt 7.1a su GNU/Linux
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<p>Un altro noto software che implementa la deniability e` <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/TrueCrypt">Truecrypt</a>.<br>
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Questo sofware crittografico, coperto da un velo di mistero da quando il 28 maggio 2014 gli sviluppatori hanno <a href="http://r.duckduckgo.com/l/?kh=-1&uddg=http%3A%2F%2Farstechnica.com%2Fsecurity%2F2014%2F05%2Ftruecrypt-is-not-secure-official-sourceforge-page-abruptly-warns%2F">inspiegabilmente</a> terminato lo sviluppo, e` probabilmente uno dei piu` avanzati, sottoposto ad audit, ha dato dimostrazione della sua corretta implementazione crittografica con il caso di Daniel Dantas (<a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Daniel_Dantas_%28entrepreneur%29">Operation Satyagraha)</a>.<br>
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Truecrypt permette di creare un volume crittografico che si presenta come un file ma viene gestito, quando aperto correttamente con la propria password) come una partizione del disco. Inoltre vi e` anche la possibilita` di criptare l’installazione di Windows in toto, similmente a <a href="https://diskcryptor.net/wiki/Main_Page">Diskcryptor</a>.</p>
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<p>Quando si crea uno di questi volumi si ha la possibilita` di riservare dello spazio ad un “hidden volume” che avra` una password differente (perfino algoritmi crittografici diversi dal primo volume se lo si richiede). Non si puo` sapere senza conoscere la seconda password se vi e` un volume nascosto aggiuntivo e quando si apre il volume principale esso risultera` avere le dimensioni di tutto l’archivio criptato e quindi anche riempiendolo di dati il volume nascosto verrebbe sovrascritto, ma la sicurezza dell’utente preservata. </p>
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<p>La crittografia e` la piu` forte arma di cui dispone un cittadino digitale. E` la propria roccaforte contro l’invasione del cloud, l’intercettazione delle comunicazioni e soprattutto, la prima difesa che ci protegge dalla NSA.</p>
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<p><a href="http://caught-in-thenet.blogspot.it/2015/04/non-abbiamo-nulla-da-nascondere.html">Anche se non abbiamo nulla da nascondere</a></p>
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Francesco Mecca
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</article><br><hr>
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<br><article class="post"><header><h1 class="post-title"><a href="blog/2015/5/18/rischiare-il-carcere-per-tor/" class="u-url">Rischiare il carcere per TOR</a></h1>
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<span class="post-date">18 May 2015</span>
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<p>Articolo tradotto da <a href="http://motherboard.vice.com/read/the-operators">motherboard.vice.com</a><span id="goog_42434934"></span><span id="goog_42434935"></span></p>
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<p>Richard aveva avuto un lungo viaggio in macchina alle spalle. Circa un’ora prima, alle 05:30, la moglie Lisa aveva telefonato: </p>
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“La casa è colma” disse con una voce calma ma udibilmente tesa. Richard si era appena svegliato e stava cercando di dare un senso alla chiamata e pensò ci dovesse essere un’altra perdita d’acqua nel seminterrato.
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Invece la moglie gli disse che la casa era piena di agenti FBI che volevano parlare con lui.
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“Ok sto arrivando” disse Richard. Si mise alcuni vestiti, prese il suo portatile e il suo cellulare come richiesto dall’FBI, e uscì nella notte. Il viaggio sull’interstatale da Milwuakee, dove stava lavorando come ingegnere del software, a casa sua a Indianapolis gli richiese circa cinque ore, più del tempo necessario per capire cosa stava accadendo.
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Era qualcosa a che fare con i computer, aveva detto Lisa. L’unica cosa che Richard pensò potesse essere collegata a questo era il suo <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Tor_%28software%29#Exit_router" target="_blank">exit node</a> di <a href="https://www.torproject.org/" target="_blank">TOR</a>.
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TOR – un progetto originariamente sviluppato dalla marina americana – collega server, alcuni grandi, altri più piccoli, diffusi in tutto il mondo. Quando un utente si connette al network il suo traffico internet è indirizzato casualmente ad almeno tre di questi server, protetto per tutto il tempo da strati di crittografia, rendendo quasi impossibile a chiunque monitorare il traffico per determinare chi sta mandando cosa o dove sia stata spedita.
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<a href="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/e8ff7-computer_keyboard.png" style="margin-left:1em;margin-right:1em;"><img border="0" src="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/e8ff7-computer_keyboard.png"></a>
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<span style="font-size:x-small;">immagine presa da <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Typing">wikipedia</a></span>
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Questo permette ai dissidenti di comunicare anonimamente, ai cittadini di bypassare la censura del governo, e ai criminali di vendere carte di credito o distribuire pedopornografia. TOR facilita anche siti speciali chiamati “servizi nascosti” , parte del così detto web oscuro. Con questa tecnologia si permette ai proprietari del sito e ai loro utenti di rimanere ampiamente anonimi.
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L’ultima serie di server che TOR utilizza in questo processo sono chiamati “nodi di uscita”, perché sono i punti in cui il traffico dell’utente esce dalla rete TOR e si unisce al web normale che usiamo tutti i giorni.
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Invece di essere gestiti da una società, la maggior parte di questi nodi sono mantenuti da volontari, o “operatori”. Alcune organizzazioni mantengono le uscite più grandi, un certo numero di università ha le proprie, e gli attivisti volontari ne gestistono anche alcune. Edward Snowden aveva riferito di averne uno.
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Richard era uno di questi operatori.
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<span style="color:#38761d;font-size:large;font-weight:normal;">Il nodo di uscita di Richard avrebbe potuto essere implicato in qualsiasi cosa</span>
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Sebbene Richard aveva ipotizzato che la chiamata era collegata al suo exit node, non sapeva ancora specificatamente su cosa stesse investigando l’FBI quando aveva iniziato il viaggio verso casa.
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“Un organizzazione per la distribuzione di pedopornografia è stato arrestato? O un attacco di hacking? O era stato chiamato un allarme bomba? Non avevo idea di cosa fosse, “Richard poi mi disse al telefono.
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Quando qualcuno usa TOR il suo indirizzo IP è quello a cui è stato casualmente assegnato. Questo significa che se qualcuno manda per e-mail una minaccia di morte, o inviare una raffica di spam, è l’IP del nodo di uscita che appare quando le autorità iniziano a investigare sulle impronte digitali del crimine digitale. Il nodo di Richard avrebbe potuto essere implicati in qualsiasi cosa.
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Tuttavia, Kurt Opsahl, il consigliere generale delegato della Electronic Frontier Foundation (EFF), ritiene che la gestione di un nodo d’uscita di TOR è legale, almeno secondo il diritto statunitense.
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Ma se un operatore gestisce un nodo da casa sua, e sotto la propria connessione ad internet, “può essere confuso tra l’essere una fonte del traffico, e essere un nodo di uscita del traffico”, Opsahl mi disse. Per chiunque guardi il flusso delle attività in uscita – sia che riguardi materiale pedopornografico, o un tentativo di hackerare un sito web – queste sembrano far parte dell’utilizzo personale dell’operatore. Ciò potrebbe portare a un’incursione nella casa dell’operatore, anche se la gestione di un exit node è senza dubbio legale.
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Per questo motivo, e altri elencati sul sito web del progetto TOR, gli operatori sono invitati a gestire solo le loro uscite a distanza, affittando spazio sul server.
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<a href="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/b3337-jailtor2.jpg" style="margin-left:auto;margin-right:auto;"><img border="0" height="343" src="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/b3337-jailtor2.jpg?w=300" width="400"></a>
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original content
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Questo è ciò che fece Richard. Attraverso una società con sede a St. Louis, la sua uscita TOR era stato collocata in un centro dati tedesco per 18 mesi. Ma sembra che non era stato sufficiente per fermare un’incursione in casa sua.
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Tornando in periferia, gli agenti dell’FBI interrogarono Lisa. Perché la famiglia aveva affittato così tante auto? Perché Richard aveva preso in affitto così tanti computer? Lisa, un venditore per l’azienda di computer networking 3Com Corporation, si destreggiò tra le domande più tecniche degli agenti.
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L’incursione era iniziata prima dell’alba. Dopo essere arrivati con otto veicoli delle forze dell’ordine non marcate, gli agenti dell’FBI avevano martellato sulla porta e avevano affollato la casa, dopo aver estratto le armi automatiche. Non lasciarono nemmeno accendere la caffettiera alla sorellastra di Richard fino a quando la zona fu dichiarata “sicura”. Un team di esperti di computer entrò nella proprietà dopo la squadra iniziale dell’FBI. Secondo il mandato di perquisizione ottenuto dalla scheda madre, erano alla ricerca di prove di accesso non autorizzato a un computer, furto di segreti commerciali, o cospirazione.
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Gli esperti sequestrarono il server domestico e un personal computer desktop, sui quali era installato Linux. Incredibilmente, lasciarono le altre due macchine Windows. Dopo aver preso i computer, gli agenti condussero una ricerca più approfondita. Un agente guardò anche dietro un dipinto per vedere se ci fosse qualcosa nascosto. Anche se il resto della casa era stato lasciato in uno stato ordinato, l’ufficio di Richard era stato fatto a pezzi, mi disse dopo aver visto l’effetto dell’incursione.
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Questa non e` la prima volta che un operatore riceve la visita delle forze dell’ordine.
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Nel 2013, la polizia fece irruzione nella casa di William Weber, un amministratore IT austriaco, e confiscarono 20 computer, console di gioco e altri dispositivi poichè la pornografia infantile era stata trasmessa attraverso una dei suoi molti nodi.
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L’anno seguente, Weber fu giudicato colpevole di distribuzione di tale materiale illegale. Decise di non ricorrere in appello perché aveva già utilizzato tutti i suoi risparmi in spese legali. Prima di allora, Weber aveva affermato di aver ricevuto minacce di essere estradato in Polonia per affrontare le accuse separate di hacking, e inoltre la polizia aveva sottoposto i suoi amici e colleghi a un’interrogatorio.
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Un altro uomo, in Germania, Alex “Yalla” Janssen, decise di chiudere il suo nodo dopo essere stato perquisito due volte dalla polizia.
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“Non posso farlo più, mia moglie ed io eravamo spaventati a morte”, ha scritto sul suo blog poco dopo. “Sono alla fine del mio coraggio civile. Mi terrò impegnato nel progetto TOR, ma non voglio più gestire un server. Scusate. No. “
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Non ci sono dati concreti di quanti operatori siano stati perquisiti a causa della gestione di un uscita, perché gli eventi non sono sempre segnalati. In cima a quello, non è chiaro in primo luogo quanti operatori ci siano. Anche se poco più di 1.000 nodi di uscita sono in funzione al momento della scrittura, un operatore potrebbe mantenerne più di uno alla volta. Indipendentemente dalle centinaia di persone che gestiscono i nodi d’uscita, “penso che siano una manciata” che sono stati perquisiti, mi disse al telefono Andrew Lewman, ex direttore esecutivo del progetto TOR. (Lewman recentemente ha lasciato il progetto TOR per un altro lavoro).
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<span style="color:#38761d;font-size:large;">Alle forze dell’ordine vengono dati dei contingenti e in questo momento, la criminalità informatica è in crescita</span><br><span style="color:#38761d;font-size:large;"><br></span><br><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left:auto;margin-right:auto;text-align:center;">
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<a href="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/0ceba-geographies_of_tor255b1255d.png" style="margin-left:auto;margin-right:auto;"><img border="0" height="255" src="http://francescomecca.eu/wp-content/uploads/2015/08/0ceba-geographies_of_tor255b1255d.png?w=300" width="400"></a>
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<td class="tr-caption" style="text-align:center;">
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fonte: <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Tor_(anonymity_network)">wikipedia</a>
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<span style="text-align:justify;">Qualche volta, la casa di un operatore non è invasa, ma il suo exit node è chiuso lo stesso, sequestrato, o in qualche modo manomesso dalle forze dell’ordine. Dopo aver notato qualche strana attività su questa uscita, Thomas White, un activista situato in UK, lo ha segnalato alla mailing list di TOR.</span>
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“Avendo visto l’ultima informazione disponibile dei sensori, la rete dei server era aperta e un dispositivo USB sconosciuto era stato collegato prima che la connessione fosse saltata,” White scrisse a Dicembre. “Per esperienza so che questo tipo di attività è simile al protocollo di sofisticate forze dell’ordine che effettuano una ricerca e un sequestro dei server attivi.”
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Quando ho chiesto a White di spiegare cosa fosse esattamente accaduto, lui disse che non poteva senza dover affrontare conseguenze legali.
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Tuttavia, mi disse che le forze dell’ordine avevano preso circa 14 dei suoi 40 server, e analizzati molti di più.
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“Sospetto che la ragione dietro molti sequestri o problemi è che loro vogliono essere visti per fare qualcosa,” White continuò. “Alle forze dell’ordine vengono dati dei contingenti e in questo giorno ed età, la criminalità informatica è in crescita. Perché spendiamo milioni su una grande operazione per catturare un hacker quando loro possono sequestrare solamente un server e aggiungere un’altra tacca al riscontro sui loro contingenti?”
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Questo mese, un altro operatore ha affermato che lui o lei ha avuto un mandato di comparizione per rintracciare un utente di TOR, nonostante l’operatore non fosse in grado di farlo.
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Oltre a gestire l’uscita in remoto, un altro passo protettivo per evitare ogni problema è entrare in un organizzazione operativa, che è anche raccomandata dal progetto TOR.
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Moritz Bartl, il quale ha mantenuto un’uscita dal 2006, è a capo di un gruppo umbrella che trasmettono su una dozzina di organizzazioni differenti che gestiscono le uscite. Chiamata Torservers.net, il gruppo si occupa di ogni denuncia di abusi che nascono dall’uso di uscite dei suoi membri, come anche rimborsare alcuni operatori al costo di gestirli.
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La maggior parte delle denunce che Bartil riceve riguardano contenuti piratati, e tipicamente non risultano alcuna incursione o sequestri di server. Nonostante ciò, Bartil dice che loro non ne ricevono così tanti.
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“Riceviamo un’indagine di polizia ogni mese,”dice.”Rispondiamo che noi non abbiamo alcun dato utente, e che a noi è legalmente concesso raccogliere questo tipo di dati, e anche se fossimo, avrebbe tecnicamente senso”.
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Ma quelli che vengono assaliti o altrimenti molestati sono una piccola parte degli operatori di TOR, e alcuni sentono che la precaria situazione attorno al loro lavoro è esagerata.
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“In totale, ho ricevuto 50 DMCA avvisi di infrazione, 20 denunce di abuso, e zero visite dei federali,” Lewman dal progetto TOR, usando lo pseudonimo phobos, scritto nel 2008. “Mi dispiace deluderti se tu ti aspettavi la SWAT e gli elicotteri neri e gli inseguimenti folli per le strade. La vita vera è molto più noiosa.” Lewman non gestisce più uscite di TOR.
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L’interrogatorio dell’FBI continua. Gli agenti chiesero che interesse avesse Richard nel Houston Astros, la squadra di baseball? Nessuno, replicò sua moglie. Richard non guarda per niente sport.
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Ormai, il sole era sorto, sebbene ci fosse un freddo pungente nell’aria. Richard stava ancora guidando, ricevette una seconda chiamata da Lisa, la quale disse che l’incursione aveva a che fare qualcosa con l’Astros. In particolare, gli agenti stavano cercando i registri degli accessi nella rete dei computer dell’Huston Astros, inclusi il loro sistema email o quello Ground Control –un database in casa usato per registrare le statistiche di baseball- così come ogni credenziali di accesso, secondo il mandato di perquisizione.
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L’amministratore del sistema dell’Huston Astros non rispondeva alle mie domande riguardanti qualsiasi violazione del loro sistema, e mi ha indirizzato al rappresentante dei media della compagnia, il quale ha anche rifiutato di commentare.
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Richard era ancora perplesso. “Non ho mai violato nessun sito in vita mia,” mi disse in seguito.
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Quando chiesi a Richard perché creò la sua uscita, lui disse che poteva essere riassunto in una sola parola: colpa.
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“Sono sempre stato più interessato a proposito della sorveglianza per un’itera decade, e dopo ho trovato un lavoro,” continuò. “Si scopri che io stavo facendo un lavoro di subappalto per l’NSA.” Richard, essendo un ingegnere del software contrattuale, aveva lavorato sulle comunicazioni satellitari sicure, disse.
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Questo fu tre anni fa, prima Edward Snowden espose vari programmi di sorveglianza di massa gestiti dall’NSA, così come le sue controparti Five Eyes negli UK, Nuova Zelanda, Canada, e Australia. Nell’anno precedente la decisione di Richard di diventare un operatore, era già stato rivelato che l’NSA ha mantenuto stanze segrete in una serie di servizi dell’AT&T, e che George W. Bush aveva autorizzato un programma di intercettazioni senza mandato a seguito dell’11 settembre. Richard ha da molto tempo lasciato la posizione affiliata all’NSA, e sta correntemente lavorando a un progetto militare.
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Tuttavia, Richard enfatizzò che non era l’NSA in particolare ad averlo spinto oltre il limite. “Potrei altrettanto facilmente trovarmi un lavoro, lavorando per Google o qualche sorta di ufficio di dati sul credito minerario, o cose come queste,” mi disse. La sua risposta è stata più in risposta alla crescente tendenza di sorveglianza in generale.
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“Sono stato interessato a lungo su ciò, e improvvisamente ho realizzato che ero parte del problema, e che era buono per me prendere misure attive per cercare di recuperare un po’ della privacy che avevamo perso negli ultimi anni,” lui disse.
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White, l’operatore situato in UK, ebbe una motivazione diversa per creare la sua uscita: voleva restituire il favore alla rete di TOR gestendo un’uscita.
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“Ho usato TOR per molto tempo, dal 2008,” disse. “Spero dopo anni di utilizzo, finalmente riportare un contributo alla rete sia qualcosa che sono in una buona posizione di fare. Inoltre, abbiamo bisogno di persone che agiscano come i fondamenti della rete, non in modo maligno e proteggano gli utenti della rete.”
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Un altro operatore con cui ho parlato, il quale andò sotto lo pseudonimo di “Kura”, anche raramente usa Tor.
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“Supporto il progetto in ogni modo ma, io non lo uso molto,” Kura disse di più sulla chat crittata. “Sono più interessato a fornire nodi così che le persone che ne hanno bisogno li utilizzano, poi li uso anche io.”
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<span style="color:#38761d;"><span style="font-size:large;">Permetto alle persone di esprimere liberamente le loro idee. E non sento il bisogno di scusarmi per questo</span></span>
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Dopo che l’FBI ha ottenuto cio’ che voleva, hanno lasciato la casa e chiamato Richard per chiedergli di raggiungerli e poterlo interrogare.
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Nascosto dietro un centro commerciale, l’ufficio del’ FBI aveva le sembianze di un qualsiasi ufficio, eccezion fatta per “le barre di ferro e le guardie che lo circondava”.
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Per prima cosa hanno prelevato ogni oggetto dalle sue tasche e li hanno analizzati attraverso i raggi X, poi Richard e’ stato scortato in una piccola stanza per poter essere interrogato. Il primo era un agente locale, gli altri provenivano dall’unita’ contro il cyber crimini con base ad Houston.
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“Mi hanno chiesto come mai avessi questo server in affitto, e quali fossero le mie motivazioni” ha ricordato Richard mentre agitato rispondeva alle domande dell’agente.
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“Come mai ho scelto la Germania? Per evadere dalle forze di polizia? Ho spiegato che la banda e’ nettamente piu’ economica in Europa”.
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Richard ha preso in affitto il server per il suo nodo utilizzando il proprio nome e pagando con la propria carta di credito, mi ha raccontato. Ha aggiunto che fn semplice lookup dell’IP ci avrebbe rivelato che operava come exit node per la rete TOR.
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L’agente speciale Joshua Phipps, l’agente di Indianapolis che ha interrogato Richard, si e’ rifiutato di rispondere alle nostre domande. Inoltre un rappresentante del suo ufficio allo stesso modo non ci ha voluto dire se questa investigazione avesse prodotto alcun risultato positivo.
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Un portavoce ci ha rivelato che ai propri agenti del dipartimento di polizia locale, i quali ufficiali hanno assistito l’FBI nell’indagine, non erano stati informati delle motivazioni per il raid in casa di Richard.
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“[L’agente di Houston] non sembrava molto ferratosull’argomento. Sembrava un ufficiale a cui erano state fornite qualche indicazioni piuttosto che un tecnico che successivamente avesse sviluppato interesse nel far parte delle forze dell’ordine” ci ha confessato Richard.
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Andrew Lewman invece ha affermato che l’FBI ha una dettagliata conoscenza di TOR e dei suoi meccanismi.
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“L’FBI si e’ occupata per molto tempo di leggere il codice sorgente durante le operazioni”, continua Lewman. The Tor Project educa le varie forze dell’ordine cosa e’ esattamente TOR e come utilizzarlo loro stessi.
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Quando ho chiesto se i raid come quello avvenuto a casa di Richard non sarebbero piu’ avvenuti, Lewman ha risposto: “probabilmente no”. Delle volte “dipende da ciascun dipartimento”, come si relazionano con il gestore del nodo, oppure “lo fanno di proposito, per dare una dimostrazione di forza”, ha aggiunto Lewman.
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“Altre volte, i gestori non sono chiari come dovrebbero”, ovvero probabilmente potrebbero essere implicati in un crimine.
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Ad oggi, il nodo di Richard e’ ancora operativo; Chat, foto e magari qualsiasi altro tipo di dato “maligno” da ogni parte del mondo. “Se i video dell’ISIS attraversano il mio nodo non mi sento responsabile per quegli omicidi” ci dice Richard.
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Opsahl dall’EFF pensa che questa mancanza di responsabilita’ dovrebbe essere tale anche legalmente. “Penso sia davvero importante per il funzionamente della rete e per la liberta’ di espressione online che i gestori di servizi operino senza essere responsabile delle azioni dei loro utenti”. Questo dovrebbe valere anche per gli ISP, le compagnie di hosting, e quindi anche per chi gestisce un nodo TOR.
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Richard, che ora sta aspettanto i prossimi sviluppi del caso, e’ sicuro che non avra’ ulteriori conseguenze poiche’ si ha un registro pubblico degli IP che operano come exit node di TOR.
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In tutti i casi, “e’ molto traumatico vedersi un gruppo di uomini armati nella propria casa che ti rivolgono minacce”. Richard pensa che e’ lecito da parte dell’FBI investigare sul proprietario del server implicato nell’hacking, ma non dovrebbero entrarti in casa.
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Cio’ che e’ impensabile, e’ che compaiano prima dell’laba con un giubbotto antiproiettile e mostrando le armi, il tutto per investigare un crimine non violento”, ci spiega Richard.
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Da quando ho parlato con Richard a Marzo non ha piu’ ricevuto visite dalle forze dell’ordine. Ma il suo computer ancora non gli e’ stato restituito.
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“Permetto alle persone di esprimere liberamente le loro idee” afferma Richard. “E non sento il bisogno di scusarmi per questo”.
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I nomi delle persone sono fittizzi, Richard non vuole essere bersagliato dalle persone che si sfogano conto la pedopornografia, il terrorismo o tutto cio’ che puo’ essere associato negativamente a TOR.
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Eugenio Corso
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Francesco Mecca
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Gabriele Corso
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<footer class="site-footer" id="footer"><span> CC BY-SA 4.0 International.<br></span>
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<span class="site-footer-credits"><a href="https://getnikola.com">Nikola</a>, <a href="https://github.com/jasonlong/cayman-theme">Cayman theme</a>.</span>
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