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67 | Facciamo luce sui profili ombra | 2015-04-13T01:25:00+00:00 | pesceWanda | post | https://provaprova456789.wordpress.com/2015/04/13/facciamo-luce-sui-profili-ombra | /index.php/archives/67 |
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La BPC, Belgian Privacy Commision, il 31 marzo ha pubblicato un documento investigativo sulle policy di Facebook e da questa indagine e` emersa una violazione delle leggi europee sul tracciamento online.
Ogni volta che un utente non loggato, o perfino senza account sul social network, visita una pagina che incorpora il bottone “like” o altri plugin sociali riceve un piccolo file di testo chiamato cookie che incorpora una miriade di informazioni e la propria attivita` online in toto. Anche se si ha scelto per l’opt out un particolare cookie chiamato ‘datr‘ contenente un ID unico viene scaricato e mantenuto nella cache del browser identificando il computer dell’utente in maniera indistinguibile.
Per quale motivo Facebook usa questo sistema di tracciamento?
Foto di PoL Úbeda Hervas |
Questo metodo di raccolta dati permette all’azienda di Mountan View di creare profili ombra a loro volta integrati dai dati forniti da altri utenti.
Uno “shadow profile” e` un file archiviato nei server di Facebook e collegato univocamente ad un utente online: non e` assolutamente differente da un profilo vero e proprio se non che non e` pubblico e generato ad insaputa del proprietario dei dati.
Quando un membro di Facebook installa sul proprio smartphone l’app ufficiale acconsente alla lettura (e all’archiviazione) dei propri contatti, dell’elenco chiamate, la lettura degli sms e nei file archiviati nella scheda SD e l’accesso a praticamente tutte le funzione del dispositivo di tracciamento smartphone.
In questo modo ed attraverso i cookie Facebook riesce a riunire la maggior parte delle informazioni personali di utenti non iscritti, tra cui gli indirizzi mail, i numeri di telefono, le foto di altri membri iscritti, in alcuni casi perfino l’indirizzo di casa e informazioni di lavoro.
Permessi dell’app di Facebook su Android |
Chi ha il controllo su questi dati?
Non di certo l’utente che viene profilato a sua insaputa, ma le compagnie di advertising (a breve il lancio della piattaforma omniseziente ATLAS), le agenzie governative e Facebook stessa che si scusa dicendo che i dati vengono “inclusi”, non “raccolti” (“Additionally, no other types of personal or financial information were included”).
C’e` scampo al potere di Facebook? C’e` una via di fuga dal web sociale per chi vuole rimanere una persona non un prodotto? A 10 anni da quando TimO’Reilly conio` la fatidica espressione “Web 2.0” l’utente consapevole si trova ad un bivio dove ogni scelta e` in perdita.